Maurizio Arrivabene, ad della Juventus, si è raccontato in una lunga intervista a Tuttosport. QUI la prima parte, QUI la seconda ed ecco di seguito altri spunti: «Il tifo per me deve essere a prescindere. O sei tifoso sempre o non puoi esserlo a puntate. Una volta ci sei e un’altra volta non ci sei e non fai sentire la tua voce. Per me il tifo deve essere coerente, costante e sano. Poi che sia cantato, urlato o altro non importa, basta che sia sano. Se tu utilizzi il tifo come una forma di ricatto nei confronti della società, come fai a essere un tifoso della Juventus? Sei un tifoso a puntate».
STADIUM – «Sa, lo stadio non dovrà ospitare solo ed esclusivamente l’evento legato alla partita, dovrà allargare i suoi confini e diventare una forma di intrattenimento. Una forma di intrattenimento non ha necessariamente bisogno di urla, striscioni e di organizzazione. L’organizzazione deve essere quella della società che deve organizzare uno spettacolo che giustifichi il prezzo del biglietto. L’obiettivo è di portare le famiglie allo stadio, se poi invece dei cori del tifo organizzato sentiremo le voci dei bambini entusiasti… Ma anche questo è un modo per far crescere la passione nei giovani. Non puoi essere della Juventus a singhiozzo: o lo sei sempre o non lo sei mai».
ALLEGRI – «Noi lo coinvolgiamo in tutto e lui ci coinvolge nelle scelte. Lui ha preso molto a cuore la strategia del club e abbiamo iniziato questa operazione insieme. Non è stata facile per nessuno, noi avevamo l’aumento di capitale, i costi della società da controllare e le strategie future mentre lui doveva gestire una squadra che si è trovato e che non ha costruito. Ora, grazie a quelle riunioni di cui parlavo e ad un gruppo dirigente molto compatto, si sta iniziando a costruire qualcosa di più adatto a lui».
LA JUVE DI ALLEGRI – «No, non è così. È la squadra che abbiamo condiviso e progettato insieme, perché siamo un gruppo molto compatto e in silenzio stiamo andando sul mercato ad attuare quello che è stato già deciso a tavolino. Noi agiamo secondo un piano. A sentire in giro, abbiamo comprato tutti e venduto tutti… Però, sono sincero, questo racconto del mercato mi affascina anche un po’. Ogni tanto leggo o vedo in tv dei nomi che non avevo mai sentito nelle nostre riunioni, quindi chiamo Cherubini per chiedergli: ma davvero stiamo trattando quel giocatore? E lui cosa risponde? “Hai bevuto?” (ride). No, scherzi a parte, cade dalle nuvole. Comunque la narrazione del calciomercato vissuta all’interno della società ha risvolti comici e quasi surreali».
WOMEN – «La grande novità è il professionismo, un’evoluzione corretta. Noi riteniamo che investire sulle donne sia necessario e utile. Il nostro punto è dare loro pari dignità in tutto, anche nell’organizzazione. Oggi, infatti, hanno una struttura a parte che riferisce direttamente a me. Sulle Women bisogna investire perché è un settore in grande crescita: magari i risultati non si avranno subito, ma il futuro è sicuramente lì e abbiamo il miglior dirigente del settore in Stefano Braghin, spesso consultato anche a livello nazionale. L’obiettivo, per noi, sarà anche quello di eliminare la parola Women. E anche le parole Under 23. Dovrà esistere solo la Juventus. Come dicevo: Juventus sopra di tutto e tutti».
LEGA CALCIO – «Manca il dialogo. La litigiosità non porta da nessuna parte. Il dialogo all’interno deve essere migliore. A volte sembra quasi che si goda dell’immagine di litigiosità, quasi che litigare fosse una tradizione di cui andare fieri e da portare avanti. Troppi interessi a breve termine? Sì, la teoria del “tutti maledetti e subito” cozza con lo sviluppo. Avere interessi più a lungo termine è ciò che può aiutare il calcio in modo diverso e dargli luce a livello internazionale. In Premier regole anche sul colore dell’erba, se siamo in grado di imitarli? Nella Formula 1 è la stessa cosa. Il colore dell’erba sembra una sciocchezza, ma ha una valenza di carattere commerciale, un certo tipo di colore dà una definizione di immagine e rende il prodotto migliore. Al di là della battuta, in Lega mi piacerebbe parlare più del colore dell’erba che assistere a litigi per mille euro».