Tra gli effetti del coronavirus, sicuramente molto più significativi di un week-end di quarantena senza calcio, ci sono senza dubbio quelli economici. Senza scendere in campo, i club si trovano con una ferita difficile da ricucire nei propri conti, trasversalmente alla situazione finanziaria di ognuno di essi: insomma, ci rimettono tutti, senza distinzione. ù
Così, ecco che il bilancio si troverebbe stressato, compresso nella morsa di introiti che non arrivano e soldi che, invece, devono essere necessariamente spesi, come gli stipendi. Quindi, secondo quanto riporta Calcio&Finanza, si sta cercando di prendere una nuova strada, che richiederebbe uno sforzo da parte dei calciatori: il taglio degli stipendi.
Ancora non si sa in quale modo e misura, d’altronde, gli avvocati sono al lavoro per capire se la strada sia legalmente percorribile. Quel che risulta evidente, però, è la speranza dei club che davvero si possa raggiungere questo compromesso. Servirebbe uno sforzo, specialmente diplomatico, per allineare la posizione dell’Assocalciatori con quella dei club e, sicuramente, sarebbe una svolta quasi epocale, che metterebbe i club in una posizione di forza nelle trattative contrattuali.
Così, con la Juve che secondo la Banca IMI perderebbe circa 110 milioni di euro dalla peggiore delle ipotesi possibili – la cancellazione di ogni competizione da qui a fine stagione – ecco che fare i conti degli stipendi potrebbe essere l’unica possibilità di fermare le perdite.
Facendo un conto approssimativo e dettando ipotetiche regole, se la Juventus si trovasse a non dover pagare, ad esempio, gli stipendi dei calciatori per i mesi di aprile, maggio e giugno, rientrerebbe di quasi 60 dei 110 milioni preventivati da IMI (il monte stipendi annuale della Juve è di 250 milioni all’anno, una spesa di 20 milioni di media al mese). Poco più del 50%, sicuramente una cifra importante, ma al contempo simbolica: ognuno ci “rimette” in un momento di difficoltà come questo.
fonte: ilbianconero.com