Cherubini – Federico Cherubini, erede di Fabio Paratici alla Juventus, parla del progetto bianconero in una lunga intervista a Tuttosport: “L’ambizione e la volontà è quella di mantenere una squadra competitiva, perché è il primo paletto del club, sempre. Ma attraverso un progetto diverso, che passerà da un ringiovanimento che cambierà, inevitabilmente, il volto della rosa. Se prima c’erano giocatori con un peso specifico e un background di spessore, nel nuovo corso ci sarà un valore potenziale che l’allenatore dovrà sviluppare, fermo restando che in queste due settimane abbiamo avuto 16 nazionali in giro. Restiamo molto competitivi e non cambiamo il punto di arrivo che è sempre la vittoria, ma con una strada differente”.
DAI GIOCATORI PRONTI ALLE POTENZIALITA’ – “Sì, con un progetto che chiude un po’ il cerchio su quella che è una strategia di ancora più ampio periodo perché è iniziata qualche anno fa, quando è stato avviato il progetto della seconda squadra. Tra gli obiettivi c’è quello di portare stabilmente, e non in modo saltuario, dei prodotti della filiera in prima squadra. E non come appendice, ma proprio come elementi che siano nei 22 giocatori che si alternano da titolari”.
LA ROSA – “Beh, intanto la Juventus non ha una rosa di soli “potenziali”, ma ha anche molti giocatori esperti come Chiellini, Bonucci, Danilo, Dybala, Morata, Cuadrado e lo stesso De Ligt che possono dare un contribuito di esperienza. Sono forse meno rispetto al passato, è vero, ma ci sono. E poi, quando parlo di “giocatori di potenzialità”, non parlo di ragazzini, ma sono nazionali e hanno una dimensione internazionale riconosciuta. Certo, possono e devono fare uno step ulteriore. Insomma, se devo pensare alla Juventus del futuro, non penso a una Juventus di una squadra che alleva i talenti in chiave mercato, ma di una squadra che compete per vincere”.
LA COMPETITIVITA’ – “Il primo punto, l’ho detto e lo ribadisco, resta la competitività: l’obiettivo è vincere ogni competizione alla quale partecipiamo, la sfida è riuscire a farlo con un progetto diverso. Sì, il rischio sportivo si alza un po’ di più, questo è evidente. Ma noi dobbiamo compensare questo rischio con la cultura del lavoro, la solidità, la storia del club, la disciplina, tutti aspetti che rendono questa società unica e che ci viene riconosciuto da molti ragazzi, spesso stranieri. E’ bello che abbiano questa percezione del nostro ambiente. E’ un valore, forse il più forte che abbiamo e che non dobbiamo mai perdere di vista. In questo senso, l’idea di riportare nel club dei nostri ex calciatori è importante, perché sono portatori del Dna. Abbiamo figure storiche come Nedved e Pessotto, ma il rientro di Storari e Padoin, per esempio, manda segnali che vanno in questa direzione, perché sono i testimoni di questa cultura e sanno come portarla avanti”.
Cherubini parla del mercato della Juve
IL MERCATO – “Abbiamo un piano di investimenti per i prossimi anni e sappiamo già quanto potremmo spendere sul mercato. E sono convinto che potremo cogliere altre opportunità, ovviamente orientate al tipo di campagna acquisti che abbiamo condotto finora: giovani con grandi potenzialità e, possibilmente, italiani. Anche se bisogna essere cauti nel fare previsioni, bisogna capire che tipo di mercato tornerà quando si attutiranno definitivamente gli effetti della pandemia. Quest’anno c’è stato un mercato schizofrenico: a un problema economico globale, ci sono state risposte domestiche molto differenti, anche per circostanze differenti”.
HAALAND – “Niente corsa ad Haaland e un colpo alla Haaland in stile Dortmund col Salisburgo? Sì, seguendo l’ordine delle cose direi di sì, poi stiamo alla finestra e guardiamo se capitano delle opportunità. Non vorrei precludere niente a prescindere. Una cosa è certa: qualsiasi investimento andrà nella direzione di un profilo giovane. È completamente fuori dal nostro piano investire su altri giocatori”.
RIMPIANTO HAALAND – “Dico sì, sarebbe stupido rispondere in modo diverso. Tutto, però, va contestualizzato. C’è un tema quando ti approcci a un giocatore di quell’età da squadra italiana, ed è il tema del prestito che spaventa i giovani (il norvegese era ancora al Molde, ndr). Eravamo all’inizio del progetto della seconda squadra e la prospettiva che potevamo offrire ad Haaland era, ai suoi occhi, forse meno allettante, perché il circuito dei prestiti è un deterrente per i profili come il suo. Oggi saremmo attrezzati forse in modo diverso per far fronte alla domanda che ti pone un giocatore della sua età, cioè: che prospettive ho, firmando per voi?”.
SU KAIO JORGE – “Ecco, torniamo alle opportunità di cui parlavamo, con Allegri pensavamo di aggiungere qualcosa a centrocampo, che è stato Locatelli. L’altro era un centravanti giovane, un vice di Morata, e in questo senso Kaio Jorge è stata una risposta perfettamente in linea con il progetto. È un 2002, con caratteristiche interessantissime. Mi spiace per l’infortunio, ma è arrivato con grandissimo entusiasmo: è un ragazzo super professionale, sta lavorando tanto per recuperare e, quando parli con lui, capisci che è molto focalizzato sul calcio. Mi trasmette il piacere di stare qui e di apprendere dai suoi compagni, almeno così è stato nei primi giorni di allenamento con la squadra. Sono curioso di vedere cosa potrà fare, ma ho la consapevolezza che abbia grandi potenzialità”.
SU IHATTAREN – “Per esempio, l’altro 2002 che abbiamo preso, Ihattaren, si sarebbe trovato davanti una serie di giocatori con le stesse caratteristiche e non avrebbe giocato molto. Per cui abbiamo percorso la via del prestito per dargli l’opportunità di esprimersi, anche perché ha fatto tante partite fra i grandi e da noi si sarebbe trovato in un limbo. Kaio da noi può crescere e ambientarsi in una situazione più protetta: arriva da un altro continente e per un ragazzo di 19 anni questo ha sempre un peso importante. Ihattaren arriva da un campionato europeo, è già più pronto ad affrontare il calcio italiano”.
SU LOCATELLI – “È stata una trattativa molto trasparente per cui forse ha dato l’impressione di essere lunga. Raccontare che non ci stessimo vedendo quando in realtà lo stavamo facendo sarebbe stato irrispettoso, non avevamo nulla da nascondere. Ma per capire la durata, è necessario fare un passo indietro fino al giorno della mia presentazione, quando dissi che la squadra, per me e per l’allenatore, era competitiva e che avremmo affrontato un mercato nel quale eventualmente cogliere le occasioni. In teoria, in pura teoria, avremmo potuto non fare nessuna operazione. Diciamo che poi è intervenuto un evento esterno come l’intervento chirurgico di Arthur e così abbiamo pensato che avremmo potuto anticipare questo piano di investimento e mettere a disposizione di Allegri un elemento in più a centrocampo, anche per migliorare il reparto, innestando un giocatore perfettamente in linea con il piano di sviluppo che caratterizzerà i prossimi anni. Giovani, possibilmente italiani”.
STIPENDI BASSI – “È noto che la nostra politica sia quella del contenimento dei costi, compresi gli ingaggi”.
I TEMPI PER LOCATELLI – “Legittimamente le due parti volevamo mantenere dei punti fermi. Per loro era un aspetto di natura economica, per noi di natura finanziaria e quindi si è verificato questo allungarsi nei tempi. Alla fine è stata una di quelle trattative dalle quali ti alzi felice e scontento insieme, in cui cioè devi mollare qualcosa e qualcosa ottieni”.
fonte: ilbianconero.com