Si chiamano «marcature preventive» anche queste: e rientrano nelle dinamiche (imprevedibili) del calcio, che resta eguale a se stesso nei secoli dei secoli e lascia che persino un mito possa vacillare, quando il pallone assume rimbalzi inaspettati. E poi ci sono i “casting”, volete che De Laurentiis non li conosca?, per “studiare” meglio, da vicino e possibilmente anche dentro, chi siano gli eventuali candidati per una eredità che sarebbe dolorosa, traumatica e anche inevitabile se il declino dovesse apparire (quasi) irreversibile. Sulla panchina di Ancelotti c’è ancora qualche chiodo, però non si può negare l’evidenza, né l’esistenza misera attuale, quella d’una squadra che sembra si sia smarrita e che alla vigilia di una “partita doppia” – tra Udine e il Genk – deve provare a spazzare via questo senso di inquietudine che attanaglia De Laurentiis e che l’ha spinto ad incollarsi a un cellulare per telefonare a Massimiliano Allegri, a Luciano Spalletti e a Rino Gattuso.
Volente o nolente, Aurelio De Laurentiis s’è dovuto piegare a questa realtà, l’ha subita e la sta fronteggiando, perché Ancelotti è il suo allenatore “perfetto”, l’uomo con il quale condividere la propria filosofia, l’inappuntabile architetto di un progetto ampio e nel quale ci fosse spazio per chiunque. Ma la classifica, impietosa, l’ha costretto a scrollarsi da dosso ogni remora e a chiamare Massimiliano Allegri, il primo in ordine di apparizione sulla scena, corteggiato (vanamente) nel 2014, quando mancavano le condizioni per trovare un accordo. E il contatto, cordiale e persino amichevole, c’è stato pure stavolta, per capire eventualmente l’esistenza di una possibilità, fosse anche una sola, azzerata però da Allegri che ha scelto di starsene ad osservare il calcio fino al prossimo giugno.
In Toscana, terra di allenatori, De Laurentiis c’era già stato, nel 2015, quando ebbe modo di sorseggiare un caffe con Spalletti, candidato all’epoca alla sostituzione di Benitez, prima che arrivasse poi Sarri. E adesso, virtualmente, De Laurentiis c’è tornato, attraverso un cellulare, una lunghissima conversazione che è atterrata persino sugli aspetti economici: il Napoli sa dell’esistenza del contratto del tecnico di Certaldo con l’Inter ed ha avuto anche la percezione che servono (o servirebbero) circa sei milioni per strappare Spalletti al suo ottimo ritiro. E la tentazione è rimasta lì, in piedi, senza cadere.
Last but non least dicono in Inghilterra, lingua che Gattuso manipola con padronanza: De Laurentiis ha voluto sentire uno dei calciatori-simbolo del Milan di Ancelotti, per coglierne le aspettative, afferrarne le motivazioni, intuire l’esistenza di eventuali promesse fatte ad altre società e infine anche sondare eventuali perplessità su una situazione ch’è delicata. E anche Gattuso resta un‘ipotesi percorribile, e l’identikit di un allenatore che oggi dovrebbe accomodarsi a casa De Laurentiis, dove arriverà anche Giuntoli.
Poi, nell’ombra, sta persino per accadere altro, perché in via XXIV maggio per ora c’è fissato un appuntamento con un signore che si può chiamare «mister X»: e questa è la seconda fase, avendo ricevute più o meno risposte ed essendo anche padrone di un’idea.
fonte: corrieredellosport.it
Questo post è stato pubblicato il 4 Dicembre 2019 11:21