Intervista Rovella – Nicolò Rovella si racconta. L’ormai prossimo colpo di mercato della Juventus ha parlato in una lunga intervista a SportWeek. Ecco cos’ha svelato: “Sono milanese e giocavo nell’Alcione, una società che ha svezzato tanti futuri calciatori. In una partita del campionato regionale, il Genoa mandò Francesco Bega e Michele Sbravati, che è tuttora il direttore del settore giovanile rossoblù, a osservare il sottoscritto. Mi videro giocare, mi parlarono e mi convinsero”.
“Successe 5 anni fa. Milan e Inter? E’ vero, pure il Novara che all’epoca stava in Serie B. Con l’Inter avevo fatto dei provini ma prendevano tempo, mi dicevano: ‘Ti faremo sapere’ e poi niente. Bega e Sbravati mi inviarono a Voltri per un test e mi dissero che per loro ero perfetto, mi volevano subito. Mi fecero vedere il campo di allenamento e il convitto dove avrei vissuto. Con me c’erano mio papà, mia mamma e mio nonno paterno, Nicolò pure lui, genovese di nascita che ci mise del suo per convincermi: ‘Vedrai, Genova è bella e ti ci troverai bene. Questa è una società gloriosa’. Ma in cuor mio avevo già deciso.
FAMIGLIA – Mamma non voleva che partissi, mio padre invece spingeva perché, come nonno, ha il calcio nel sangue. Quando ero piccolo mi portava a San Siro, la prima volta avrò avuto due anni, siamo stati a Londra per l’Arsenal. Oggi mi chiama alla fine di ogni allenamento per sapere come sto, le mie sensazioni… Ma i miei genitori hanno lasciato a me la scelta, anche se avevo solo 14 anni. Mio padre è commercialista, mia mamma insegnante di pilates. Ogni tanto vado a lezione da lei. Tra le sue clienti c’è stata pure Belen.
ARTI MARZIALI – Appassionato? Ero con mio padre e guardando la tv un giorno ci imbattiamo in un incontro di MMa con Conor McGregor. Si menavano forte, c’era sangue dappertutto, però alla fine si abbracciavano chiedendosi scusa. Quelle scene mi sono rimaste impresse e da allora non mi perdo una sfida, oltre alla boxe. Da piccolo facevo a botte? Non è che succedesse ogni due per tre, ma insomma, mai avuto paura, anche di quelli più grandi e grossi.
RUOLO – Sempre stato un centrocampista, a volte trequartista. Oggi meglio mezz’ala, ho più libertà per spingere. Idolo Modric? Perché quando il gioco passa da lui hai sempre la sensazione che possa succedere qualcosa.
PREGI – La personalità, le idee di gioco, l’aggressività. La personalità o ce l’hai o non ce l’hai, non si impara. In campo, nei momenti difficili, significa chiedere la palla al compagno invece di nascondersi. Fuori, farsi ben volere da tutti pur dicendo la tua. Fuori dal campo? la generosità, mi adatto a persone e situazioni.
DIFETTI – Perdo le staffe facilmente. Sono troppo irruento e commetto errori ingenui, come il rigore contro la Juve. Spero sia solo un problema di età. Devo irrobustirmi, ma non credo sia un difetto. Fuori dal campo? Sono permaloso, molto. Soprattutto quando mi fanno osservazioni sugli errori fatti in partita. Poi ci rifletto e posso dare ragione, ma sul momento mi arrabbio.
SOGNO DA BAMBINO – Il calciatore. Non ho mai pensato ad altro, mai voluto altro. Avevo San Siro di fianco a casa, sognare era facile.
DESIDERIO – Trovare continuità nel Genoa e fare una stagione intera in cui mi sia concesso di sbagliare continuando però a giocare, giocare e giocare. Perché solo giocando posso correggere i miei errori. Chi è che non rosica quando non gioca?
I MIGLIORI NEL RUOLO – Modric, Thiago Alcantara e Barella.
FUTURO? – Ancora al Genoa un anno o subito in una big? Ti dico Genoa perché devo maturare in tanti aspetti e per migliorare ci vuole tempo. Con i giovani bisogna andarci piano? E’ meglio far sbagliare un giovane in Serie A piuttosto che mandarlo in prestito a farsi le ossa nelle categorie minori perché se correggi i tuoi errori in A, dopo non fallisci più. Agli allenatori dico: abbiate il coraggio di farci sbagliare”.
fonte: ilbianconero.com
Questo post è stato pubblicato il 9 Gennaio 2021 13:37