Un tonfo che ha radici abbastanza profonde. Perché poi, a nascondere la polvere sotto al tappeto, rischi di pensare che sia tutto lindo e pinto. Profumato. Senza macchie. E invece l’estate della Juve è stata piena di strade impervie, di buchi fisici ed economici. Che da una ‘crisi di mercato’ hanno portato anche a una crisi di identità, e cioè di squadra. Tutto magicamente nascosto sotto il fuoco dei risultati: ma quanti di questi sono stati realmente netti? E in quanti, pur positivi, si è potuto vedere il continuo scricchiolare della squadra…
COLPA DI… – Alt, ci fermiamo subito: il dito non è puntato contro Sarri. La sensazione è che MS stia facendo quello per cui è pagato, ciò che si aspettava e s’aspetta ancora oggi la dirigenza. Intraprendere un percorso di cambiamento, senza paura di incappare in serate storte come Roma – per quanto dura, la prova dell’Olimpico è stata comunque dettata dagli episodi -, con l’unico fine di perseguire lo stesso risultato attraverso nuove strade. Il punto della questione è un altro: come ha fatto Bentancur, meraviglioso, a diventare imprescindibile per questa squadra? Come ha fatto Emre Can a diventare il contrario dell’ariete che l’anno scorso ha bloccato l’Atletico Madrid praticamente in solitaria? Sono storie di mercato che si sono trascinate. Confusione del ‘vendo, non vendo’ a cui Paratici è stato costretto dai conti e dai passi più lunghi delle gambe. Certamente mal calcolati. Inspiegabilmente trattati con superficialità.
ESEMPI – Anche Cuadrado è un esempio del peggior mercato dell’ultimo periodo, che non si regge sul solo De Ligt (e su un rifinanziamento sostanzioso): l’intervento da rosso su Lazzari è emblema di un adattamento forzato. Spesso funzionale, ma coi suoi rischi fortissimi e inevitabili quando s’alza il livello. Poi Bernardeschi, la storia del trequartista mancato, falso o inadatto. Comunque, un punto debole e mai davvero di forza, neanche se Ramsey si fosse piazzato lì con continuità. Ecco cosa paga la Juventus, alla quindicesima giornata, a due punti dall’Inter capolista e rinvigorita dalla sorte: un’approssimazione sul fattore determinante – il più determinante, considerando la scelta Sarri -, ossia la costruzione di una squadra realmente all’altezza di un’idea di gioco totalizzante.
fonte: ilbianconero.com