Alvaro Morata si racconta. Il centravanti della Spagna e della Juventus parla così a El Pais: “Sono stato fuori quasi un mese e per la fretta di rientrare sono tornato senza stare al massimo fisicamente. Ho dovuto lavorare molto per la squadra e non ero lucido per fare gol. Le ultime partite le ho giocate a sinistra, quasi coprendo la fascia. L’importante è giocare e fare quello che chiede l’allenatore. Ovviamente mi piacerebbe giocare meglio e segnare più gol. Prima dell’infortunio stavo bene ed è stato difficile per me tornare.
RUOLO E JUVE – Gioco dove è necessario, in Serie A non stiamo vivendo un buon periodo, ma c’è un grande gruppo. È molto difficile arrivare in cima, ma ce l’abbiamo fatta prima. Tutto quello che dobbiamo fare è essere obiettivi, dimenticare le cose che non si possono fare e cercare prima di entrare nella zona Champions League e poi guardare avanti.
PRESSIONE – Siamo tutti sotto pressione. Dato che sono in prestito, può essere che la gente parli e mi guardi di più, ma quando non sei il padrone del tuo destino, l’unica cosa che puoi fare è lavorare.
FISCHI – È spiacevole per chiunque. La famiglia o gli amici cercano di toglierti il dispiacere e farti stare bene dicendo ‘non hanno fischiato te, non gli è piaciuto il cambio…’. Io gli dico sempre: ‘immaginate mio cugino che lavora in una stazione di servizio se iniziassero a fischiarlo e insultarlo perché è finita la benzina.’ Non c’è nessuno perfetto, non siamo macchine, so cosa mi viene richiesto qui. Che mi critichino o mi fischiano non può farmi arrabbiare, anche se mi dà fastidio, ma ci sono cose che non devono andare avanti, come l’odio che si mostra. Non è una buona educazione, ho visto bambini con genitori con le facce arrabbiate ed è quello che poi impara loro figlio. Comunque, penso che qualcosa stia cambiando, che le persone si stiano rendendo conto che ci sono dei limiti. Dentro il campo possono insultarmi, ma fuori quando sono con i miei figli e mia moglie no.
TENERO DI TESTA – Critiche in Spagna? Non ho più 20 anni, non posso preoccuparmi di queste cose, ho dei figli, una donna e devo insegnargli che bisogna andare avanti anche se non si ha voglia. È stato davvero molto difficile perché ero nella stanza e qualsiasi cosa facessi ricevevo messaggi, la stampa non ti dico. Alla fine ricevi messaggi del tipo: che bastardo, guarda cosa ha detto questo tizio di te… È complicato, la fortuna che ho avuto è che avevo dei compagni che non guardavano come “lo stanno uccidendo”, io ero uno del gruppo”.
fonte: ilbianconero.com
Questo post è stato pubblicato il 11 Novembre 2021 3:12