Alessandro F. Giudice, economista, scrive sul Corriere dello Sport dell’ipotesi che la Juve possa uscire fuori dalla Borsa finanziaria.
“Le voci su improbabili progetti di delisting della Juve evocano una mossa che sarebbe molto sensata in teoria, assai difficile nella pratica. La borsa non si addice alle società di calcio: lo dice la logica e lo conferma la storia perché in Serie A la quotazione non ha avuto fortuna. Lazio, Roma e Juve la intrapresero in epoche lontane ma le prestazioni sono state disastrose seppure con diverse, altalenanti vicende e la Roma ha completato da poco un faticoso delisting. La Juve dalla quotazione (2001) ha raccolto dagli azionisti quasi un miliardo in 4 aumenti di capitale: quasi mai per finanziare la crescita, spesso a copertura di perdite. Il valore di mercato è cresciuto, poi si è ridimensionato per azzerarsi (quasi) nel 2007 e nel 2011 fino a toccare, nel 2019, la quota stellare di 1,7 miliardi. Dal Covid è iniziata una discesa agli attuali 700 milioni. Il delisting avrebbe senso perché la Juve non avrebbe i lacci imposti dalla quotazione”
Questo post è stato pubblicato il 16 Dicembre 2022 9:12