Allegri voleva cambiare mezza Juve, ora ha una squadra ancora peggiore

Tre indizi, si diceva, fanno una prova. Tre allenatori non hanno fatto una squadra. E’ la prova che la Juventus non c’è. In 3 stagioni è andata perdendosi e non si è ritrovata.

Sarri, il belgiochista, non la trasformò in bella vincente. Conquistò l’ultimo scudetto (l’unico suo) con difficoltà e uscì malissimo dalla Champions. Ci capì poco, non s’integrò, si disinteressò totalmente del mercato con la presunzione che i calciatori, alla fine, sono tutti uguali. L’incomprensione con Chiellini e soci fu patente. 

Per lui la squadra era “inallenabile”, come disse, forse senza accorgersi che quel giudizio sottintendeva anche la sua incapacità ad allenarla. Sì, ci capì poco. Pirlo non ruvido come Sarri (anzi), coccolato da Ulivieri, dal Presidente Agnelli, illuminato dalla propria fama di ex giocatore, non ci capì nulla. 

Allenatore prodigio, ma solo sulla carta, acciuffò un quarto posto agli ultimi minuti del campionato, vinse due coppe “minori” e uscì, anche lui, malissimo dalla Champions. I due innovatori, insomma, non ce la fecero.

Allegri e la nuova Juve

Fallita una rivoluzione, arriva la restaurazione ed ecco Allegri. Parte male, ma si riprende, regola la fase difensiva, inizia e continua bene in Champions. Rimette la squadra su binari conosciuti, più consoni al vissuto dei suoi (di Allegri) 5 scudetti consecutivi e delle 2 finali di Champions. Subisce le solite critiche di eccessiva prudenza e gioco avaro, ma recupera punti. I tifosi hanno in mente il Campionato vinto partendo dal quattordicesimo posto. Vuoi vedere che ce la fa? 

E, invece, ricade miseramente perdendo in casa col Sassuolo, bruciando le ultime possibilità di scudetto. Il terzo allenatore, appunto, di questa squadra, il terzo fallimento o quasi. Allora, forse appare chiaro che nonostante il parere contrario di molti, sia proprio la rosa che non va. Una difesa invecchiata a cui non basta il fin troppo famoso De Ligt e il cui miglior giocatore resta un tale Giorgio Chiellini.

Un centrocampo labile, senza nessuno che sappia cantare e portare la croce (avete presente Barella, Anguissa, Kessié…?) con troppi giocatori inesistenti (Ramsey, Rabiot) immaturi (Bentancur) o potenzialmente forti ma in realtà insufficienti e pasticcioni come Kulusevski. Se poi si continua a vedere uno come Dybala nella propria metà campo o Chiesa all’altezza dei terzini i giochi sono fatti, ma per gli altri.

Si dice che Allegri se ne andò perché voleva cambiare più di metà squadra. In effetti ha trovato una squadra cambiata, ma assai peggiore di quella che voleva cambiar lui.

fonte: ilbianconero.com

Leonardo Costa
Leonardo Costahttps://www.calcioj.com
Laureato in Scienze della Comunicazione presso l'Università degli studi di Torino. Dopo varie esperienze lavorative nell'ambito giornalistico, mi sono specializzato in quello sportivo e in particolare con il portale Calcioj.com. Da sempre pratico sport con una passione particolare per il calcio e la bici. Occhio sempre vigile sull'evoluzione dell'informazione.

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