Gigi Buffon si racconta. L’ex portierone della Juventus ha parlato in una lunga intervista a La Stampa: «Il segreto è sentire dentro l’orgoglio, il desiderio di poter essere speciale. Non ho mai voluto sentirmi ordinario, mi annoia la monotonia e sono nemico dei luoghi comuni: credo che siano gli altri a metterti dei limiti e tu finisci per seguirli. Io vado oltre con entusiasmo, confortato ovviamente dai riscontri del campo».
FINO A 46 ANNI – «Il Parma mi ha dimostrato fiducia: alla mia età, di solito, ogni giorno è un esame».
MONDIALI – «Se l’Italia si fosse qualificata, non credo sarei stato convocato. La meritocrazia è dalla mia parte, ma ci sono altri discorsi cui dare precedenza e rispetto: considerate le scelte degli ultimi anni, è giusto così. Già nel 2010 in Sudafrica, dopo l’eliminazione con la Slovacchia, osservai che la globalizzazione stava cambiando valori e gerarchie e che avremmo dovuto cominciare a festeggiare anche le qualificazioni. Da allora abbiamo avuto illusioni, momenti di gloria come l’Europeo, ma non avevo sbagliato: caratterialmente siamo unici, perciò nelle difficoltà sappiamo far blocco e andare fuori giri, quando però c’è calma ci mancano qualità e spavalderia. Ipermotivati diamo il massimo, altrimenti possiamo perdere con chiunque».
SCUDETTO – «Assistiamo a campionato sui generis, di solito una squadra domina e altre la infastidiscono: quella che sembrava dominare era l’Inter, ma poi ha avuto diversi passaggi a vuoto, s’è rilanciata vincendo a Torino e
adesso la rivedo favorita. Juve? Se avesse vinto, lotterebbe a sua volta, ma questo è il campionato dei rimpianti. Anche l’Atalanta, con il ritmo degli anni scorsi, avrebbe potuto ambire al titolo».
RISULTATISTI – «Ero un risultatista convinto, oggi non ho una risposta: dipende dal materiale umano, dalle responsabilità e dagli obiettivi, da quello che chiede la società all’allenatore».
ALLEGRI – «Il campo dice che il gruppo sta migliorando».
ATTACCANTI – «Vlahovic è dominante per fisico, qualità, forza, rabbia. Mi piacciono Zapata e Lautaro. E Ibrahimovic che a 40 anni può vincere ancora da solo».
DYBALA – «Non me l’aspettavo, ma la società è stata onesta, diretta, spiegando che non è più funzionale al progetto. Non gli hanno rinnovato il contratto per questo, non certo perché lo ritengono scarso: Paulo troverà altrove l’opportunità di fare grandi cose, ma non vorrà dire che la Juve ha sbagliato».
DA RIGIOCARE – «Real Madrid-Juventus 1-3, quella del rigore di Ronaldo in extremis. Siamo usciti dalla Champions, ma ho provato emozioni incredibili, mi sono sentito orgoglioso di essere capitano di quella Juve».
Questo post è stato pubblicato il 14 Aprile 2022 13:16