Giorgio Chiellini è intervenuto in diretta su Instagram con Martina Colombari, attrice e moglie di Alessandro Costacurta, ex calciatore del Milan. Ecco le sue parole: “Da fine gennaio ad aprile sono rimasto da solo. Mia moglie era scesa in Toscana con le bambine, quando dovevano tornare a Torino a fine febbraio abbiamo deciso che era meglio rimandare. Quando ho rivisto dopo questo tempo mia figlia più grande mi sono messo a piangere. Sono onesto, sono state tante emozioni, fortunatamente la maggior parte belle. Ora siamo un po’ provati, ma tornare alla normalità è bello.
INFORTUNIO – “Penso che mi fosse capitato dieci anni fa non avrei avuto la serenità per accettarlo. A 35, con tutta l’esperienza che ho avuto, capisci che ci può stare, che è un passaggio e trasformi l’energia per tornare. Il primo periodo ho sentito una scarica di energia forte, fai fisioterapia e vai a mille, anche se fa male. Quando togli le stampelle valuti i miglioramenti, che sono impercettibili: ti sforzi tanto per recuperare poco per volta. Poi, impari a conoscere meglio anche dottori e fisioterapisti, che fanno parte della vita dello spogliatoio in questi mesi”.
RABBIA – “Sono migliorato crescendo, mi arrabbiavo di più sprecando energie. Sono uno che si lascia scivolare tante cose addosso, sono fortunato perché ho fatto quello che volevo fare e ho una bella famiglia, in salute. Nei momenti brutti, pensare a questo ti aiuta a incanalare la rabbia. Sono molto autocritico, ci sono momenti della vita in cui lo sono parecchio. Mi è servito per migliorare, non solo in campo. Continuo a sbagliare, com’è naturale che sia, ma cerco di non commettere gli stessi errori”.
FUORI DAL CAMPO – “Tesi di laurea? Sulla Juve era facile parlare. Sono cresciuto pensando che avrei fatto l’università, quando ho finito il liceo a 19 anni giocavo già in Serie B. Ho dato solo due esami per non fare il militare. Poi, a Torino avevo tanto tempo libero e ho detto perché giocare alla Palystation? La triennale l’ho fatta in fretta, in quattro anni, grazie a Elisa, la professoressa che mi ha aiutato nel piano di studi. Facevamo un incontro a inizio esame, poi un contatto con il professore durante il percorso di studi, poi un altro prima degli esami. Per quelli più difficili, ho preso ripetizioni da qualche ex studente o professore”
CAPITANO – “Da una parte è più faticoso che nascere fenomeno, ma all’inizio hai meno pressioni. Ce ne sono tanti che hanno 17 anni e tante aspettative che rovinano una carriera. Io avevo un bell’approccio, anche a 15 anni a Livorno. Sono andato a fare prove con Juve, Inter e Milan, sono stato vicino ad andare in quelle squadre, ma il presidente ha detto di no. È stata la mia fortuna perché ho vissuto un’adolescenza normale, non in collegio dove vedi i genitori una volta al mese. Ho giocato con grandi campioni a cui ho cercato di rubare il più possibile, lo stesso ho fatto anche con gli esempi “cattivi””.
EQUILIBRIO – “Secondo me due cose sono difficili. La prima è rimanere con i piedi per terra, da giovane si fanno voli pindarici che ti fanno andare in alto e poi si ricade. Trovare equilibrio da giovane è difficile. Un’altra cosa è la solitudine. Noi viviamo molti momenti di solitudine, anche se cerchi aiuto dai compagni, in campo sei un po’ solo, specialmente nelle sconfitte. Devi avere forza interna per uscire dai momenti bui. Poi, c’è l’equilibrio familiare. Siamo portati ad essere egocentrici, avendo tutti i riflettori, ma quando arrivi a casa lasci il Chiellini di turno e rimane solo Giorgio. Ti devi calare, perché loro aspettano tutto il giorno che torni. La famiglia è quello che tiene tutto insieme, la mia di ora e quella che mi ha cresciuto. Ti danno il sollievo maggiore quando le cose non vanno bene, perché stacchi. Anche Valerio, il mio migliore amico, è importante anche se non ci sentiamo tutti i giorni. Sono tutti valori che ti danno equilibrio per avere meno alti e bassi”.
MATRIMONIO – “Proposta a New York? Mia moglie si imbarazza ancora quando glielo ricordo, ti ho fatto vivere una favola, le dico. Io non avevo preparato nulla, quella volta ho fatto finta di andare in palestra, invece sono andato a prendere un anello da Tiffany e le ho chiesto di sposarmi davanti al laghetto. Poi è venuto giù un acquazzone e lei ha pensato: ‘lo sapevo che non dovevo sposarmi'”.
JUVE – “L’affetto che c’è da una proprietà familiare si sente ed è un valore aggiunto notevole. Quando c’erano l’Inter di Moratti o il Milan di Berlusconi c’era una percezione diversa. Il mondo sta cambiando e l’Italia si sta adeguando, ma per noi nostalgici si sentiva un amore diverso per la squadra. Non che oggi si lavori male. Era un calcio differente. Penso all’Itner di Moratti, che sono stait acerrimi rivali, ma c’era stima. Io ero tifoso del Milan, mi sono innamorato a inizio anni ’90 e lo sono stato fino a quando non sono arrivato in Serie A. Mentre mio fratello era juventino e ci prendevamo in giro, come mio padre con mia madre che era milanista. Quando ho firmato per la Juve nel 2004 non ti dico come l’hanno presa…”
ALLENATORI – “Ho visto il documentario sul City che c’è su Amazon. Vedi il carisma di Guardiola che è speciale, anche con tutti i difetti. Per un appassionato di calcio, si vede subito la sua grandezza. Non ho avuto la fortuna di conoscerlo, ma solo vedendolo da fuori. Conte? Il difensore, fino a che non è arrivato lui, era solo un difensore. Pensava alle cose semplici, non a creare un’azione offensiva. Lui invece ha insistito fin da subito sul fatto che potessimo creare anche noi. Antonio è stato un top, che mi ha dato tanto e chiesto tanto. Lui e Allegri, sono persone che ho raggiunto in una maturità calcistica per capirli. Tantissimi importanti ce ne sono stati, ma loro due sono stati speciali. Lippi? Aveva la capacità di leggere le situazioni, meno tattica, ma un rapporto schietto e diretto con tutti. È stato importante, anche se io ero molto giovane all’inizio.
CALCIATORI – “Ibra odio e amore? È stato l’avversario che mi ha tirato fuori il meglio. Anche da compagno lo affrontavo in campo, lui aveva 24 anni e una fisicità impressionante. Stargli dietro, senza paura, mi ha fatto guadagnare la sua stima. Per stare al suo livello, anche dopo, dovevo tirare fuori il massimo.
CR7? Purtroppo lui ci ha segnato tanto, tanto, tanto. Meno male che ora è un mio compagno di squadra. È di un altro livello, si vede e penso sia giusto ammetterlo, ha dato tanto alla Juve. Quando hai un campione del genere è un peccato non sfruttarlo al massimo.
Buffon? È un fratello maggiore, in 15 anni è la persona che ho visto di più sulla terra. È una persona che riesce sempre nei momenti decisivi a tirare fuori le parole giuste per cambiare le sorti di una stagione. Ci sono aspetti di lui che si vedono poco, è una persona splendida che mi ha insegnato tanto. Siamo diversi, ma come lui riusciva a tirare fuori parole nei momenti decisivi, mi ha ammaliato”.
CORPO – “La mente guida il corpo, per arrivare in alto devono essere in sintonia. Il nostro corpo è portato al massimo, di conseguenza bisogna prendersene cura a 360 gradi nella vita. Se non sei baciato da Madre Natura, la cura del corpo è fondamentale. Mi è sempre piaciuto mantenere equilibrio, non è semplice”.
SCONFITTE – “Sono toste, ma bisogna riprendersi. Sbagliare ci sta, noi siamo sempre sotto esame, hai sempre la lente di ingrandimento addosso, riuscire a riprenderti e superarlo ti da tanto per alzare sempre il tuo livello. Gol? Preferisco un salvataggio, da difensore, mi da sempre qualcosa in più, un’emozione da rincorrere ogni volta”.
DA GRANDE – “Il prossimo anno cercherò di capire come sto. Un altro anno gioco, poi vediamo come reggono le gambe. Ci sta che possa smettere il prossimo anno o farne uno in più. Mi piacerebbe continuare nel calcio perché è la mia vita, mi piacerebbe più un ruolo dirigenziale che di campo, ma nella vita non si sa mai. Dovrò dare la giusta importanza anche alla famiglia e allo studio, ma quello mi piace. Europeo? Guarda, spero di arrivarci in ottime condizioni per vivermi quest’ultima manifestazione alla grande, per fare da balia a tutti i giovani forti che ci sono in squadra. Giocare tre partite a Roma ci dà carica e responsabilità. Un cerchio che si chiude”.
COPPA ITALIA – “Mi sto riprendendo da qualche acciacchetto post-lockdown, non riuscire a lavorare nelle strutture adeguate è difficile. Senza un fisioterapista che ti aiuta a guidare… Ho ancora qualche giorno da parte, speriamo di entrare in gruppo presto. Sarà un’estate strana, ma per noi il già poter giocare e muoversi è bello. È più brutto giocare senza tifosi che non fare le vacanze. Piuttosto che niente meglio piuttosto, speriamo in un mesetto di riavere anche solo cinque-dieci mila persone allo stadio. Senti tutto così, rimbomba troppo. Per l’arbitro è difficile, perché sente i commenti anche di quelli in panchina. Sente tutte le cose, è il più svantaggiato. Senti ogni richiamo dell’allenatore, del compagno, del portiere. Ogni tanto è meglio sentire i tifosi”.
GIORGIO – “Sono un ragazzo fortunato, un papà che ama le proprie figlie e tiene alla famiglia. E che ha provato a fare il meglio che poteva nel calcio. Sono felice e penso si sia sentito anche nel libro (Io Giorgio, ndr)”.
fonte: ilbianconero.com
Questo post è stato pubblicato il 15 Giugno 2020 10:16