Alessandro Del Piero, ex capitano e bandiera della Juve, ha parlato in diretta Instagram sulla pagina di Operazione Nostalgia.
SUI TIRI A GIRO – “Questo tipo di gol li ho visti fare da Baggio, Zola. Sono giocatori che avevano la qualità di fare quel tipo di tiro che ho sempre privilegiato: è difficile da intercettare e se si infila all’incrocio dei pali è difficile da parare. L’ho fatto con continuità e ha lasciato un po’ tutti perplessi. È stato importante sia l’allenamento che creare delle varianti. In un anno ne ho fatti tanti, è stato molto bello. Non pensavo di doverlo fare, mi hanno portato lì gli eventi”.
“Lo ha reso speciale, soprattutto nell’anno della vittoria della Champions League. Sono stati anni unici. Gol alla Del Piero? Due o tre gol davvero particolari. Probabilmente con la Steaua è uno dei più belli: lì c’è lo stop, c’è il dribbling. Poi sicuramente quello a Dortmund è qualcosa di speciale anche a livello emotivo. La prima partita in Champions League, il primo gol… Questi due sono tra i top 3.”
SUI MONDIALI – “2006? Quello con l’Italia per importanza, per significato, per la Germania, per lo stadio di Dortmund, dove loro erano confidenti del Mondiale in casa… Per il fatto che Italia-Germania è sempre unica, per la telecronaca di Caressa, per il 120, per il fatto che era una semifinale, per il mio momento personale e storico. Quel Mondiale rappresentava l’ultima possibilità per una generazione di vincere qualcosa. Nel 2010 speravo di andare in Sudafrica ma Lippi decise diversamente”.
SULLA COPPA INTERCONTINENTALE – “Oggi se arrivi quarto in alcuni campionati puoi vincere la Champions League. Prima dovevi arrivare primo. La rete? Non potevi pensare di ritirarti, in tre anni ho vinto le cose più importanti. Scudetto, la Champions League con la Juve perché nell’85 nessuno ha gioito pienamente, e poi l’Intercontinentale che chiude un percorso. Cerchi di crearti nuove sfide”.
SUL PALLONE D’ORO – “Se me lo danno oggi, vado subito a prenderlo. Non è un’ossessione, era una cosa importante, ma ci sono delle dinamiche, dei criteri di giudizio. Sono contentissimo della mia carriera, di quello che sono riuscito ad ottenere. Rosico per quello che non sono riuscito a rivincere, ma quello è stato uno stimolo per migliorare. Non poter giocar più è difficile, quello è un dramma per certi aspetti”.
“Quello che posso dire è che ho dato sempre il massimo e più del massimo e mi ha portato a quello che ho fatto con tante cose positive e una vita dedicata al calcio e le mie passioni. Pensando ad un ragazzino di un paesino del Veneto, di strada ne è stata fatta. Sono felice di aver vissuto un periodo storico calcistico forse irripetibile”.
fonte: calciomercato.com
Questo post è stato pubblicato il 7 Giugno 2020 10:49