Questione di testa. E non solo della classifica. Il 2-2 con il Sassuolo ha un senso lato e un senso più diretto: il secondo riguarda la prestazione dei neroverdi e il calo fisico della stessa Juventus, il primo invece è più sinistro e sfocia nell’inconscio. Facendosi un gioco psicologico apparentemente con poca logica.
SARRI SPIEGA – Spesso Sarri dà voce anche a quei pensieri che vorrebbe tenere dentro, che anche questo è naturale conseguenza dei post partita. In conferenza, il tecnico si fa scappare una preoccupazione concreta, quasi resa oggettiva dalla gara di oggi pomeriggio: “Se sento il bisogno forte di un obiettivo, a livello inconscio avrò tante motivazioni. Questa squadra avendo vinto tanto in Italia può inconsicamente spendere di più in coppa che in campionato”. E cioé: su un percorso già battuto come la Serie A, l’andamento è forte ma può permettersi un filo di recupero. In Europa no, perché l’attenzione è doppia.
UN PROBLEMA – Anche Agnelli aveva parlato di questo problema, non esattamente legato però alla sua squadra. Il suo pensiero raccoglieva la Juve in un respiro più generico: “Il nostro è il campionato più lungo al mondo”, e la squadra va giudicata sempre alla fine della corsa e mai a metà. Quello col Sassuolo è uno stop che ha una sfilza di alibi, alcuni così chiari che sotto la pioggia dello Stadium qualcuno sembrava averlo ampiamente previsto. La mancanza di motivazione no, era difficile proprio da concepire. E solo chi li vede ogni giorno poteva risolvere il grattacapo di una tappa intermedia diventata tranello così facilmente. Non c’era la testa, scaricata prima e altrove. E non c’è stata la Juve, che sugli episodi, almeno stavolta non è riuscita a spuntarla.
fonte: ilbianconero.com